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Energie rinnovabili, soluzioni innovative per rendere sempre minore l’impatto dell’uomo sull’ambiente. Come dice il giornalista Rai Andrea Bettini introducendo il suo servizio sull’ecosistema altoatesino di NOI Techpark: «Un’attenzione all’ambiente fondamentale per salvaguardare il nostro pianeta». E anche per costruire un futuro migliore. Non è un caso che il servizio su NOI Techpark sia andato in onda proprio nella trasmissione di RaiNews «Futuro24». Dodici minuti per un viaggio all’interno del parco tecnologico che fa da cerniera fra Nord e Sud d’Europa. La puntata di «Futuro24» è disponibile online, per chi la volesse rivedere, a questo link.
Protagonista del racconto è la ricerca, in particolare quella di Eurac. Innovazione al servizio dell’ambiente in maniera concreta, grazie al collegamento stretto col mondo imprenditoriale. «Facciamo ricerca applicata – spiega il direttore Wolfram Sparber – attraverso la nostra attività diamo una mano nello sviluppare prodotti più efficienti e rinnovabili. E anche a chi deve prendere decisioni, a livello territoriale e nazionale». Fiore all’occhiello di Eurac Research è il nuovo laboratorio, terraXcube. Un gioiello ideato e pianificato dagli ingegneri di Eurac e finanziato dalla Provincia Autonoma di Bolzano con 7 milioni di euro, già ribattezzato la «Macchina delle meraviglie». Entrare in terraXcube, infatti, è un po’ come salire a bordo di una macchina del tempo e dello spazio, affrontando un viaggio in cui nulla è come sembra. «Mentre fuori splende il sole – spiega il direttore di terraXcube, Christian Steurer – dentro possiamo produrre burrasche di vento, modificare i livelli di ossigeno, portare la temperatura fino a – 40°, far scendere 50 mm all’ora di neve o 60 mm all’ora di pioggia, “salire” fino a 9.000 metri di quota e far aumentare o diminuire vertiginosamente la pressione dell’aria: situazioni estreme nelle quali i ricercatori potranno testare prodotti industriali ed effettuare avanzati esperimenti di natura ecologica e medica».
Spazio anche all’innovazione applicata all’agricoltura. Come fa il team di HBI, una startup che ha trovato in NOI Techpark luogo di crescita e sviluppo e nell’Università di Bolzano il perfetto partner per la ricerca. Che fine fanno gli scarti organici, quelli che per definizione non servono più? Considerati spazzatura da buttare, causano il problema del loro smaltimento. E se invece quei rifiuti fossero trattati e trasformati in un materiale che può essere usato come energia rinnovabile, per aumentare la produttività dei terreni o addirittura come filtro per depurare le acque? Il tutto in cinque ore? Ed è questa l’idea alla base dell’avventura imprenditoriale di HBI: è utilizzare una tecnologia ad alta efficienza, veloce e a zero emissioni per ingegnerizzare un materiale chiamato Greenpeat, ottenuto dalla trasformazione di rifiuti biodegradabili.
Prestigioso riconoscimento per HBI Srl, la startup innovativa fondata da Daniele Basso e Renato Pavanetto, durante la premiazione finale del Premio Gaetano Marzotto, il più importante riconoscimento a livello nazionale per le startup. Giovedì 2 dicembre a Roma si sono infatti tenute le premiazioni delle migliori startup italiane, selezionate tra quasi 1000 che avevano partecipato al concorso.
HBI Srl è una startup innovativa che lavora nel campo della green e circular economy. HBI Srl, nata sulla base del dottorato di ricerca di Basso, ha messo a punto una tecnologia innovativa che trasforma gli scarti dell’industria agroalimentare, in un materiale rinnovabile e pulito, che può essere utilizzato per molteplici scopi: come condizionatore del terreno, come materiale filtrante o come combustibile solido ad alto rendimento.
“You must be the change you want to see in the world” è la filosofia di HBI Srl, una startup nata dall’idea di Daniele Basso, un giovane ricercatore universitario, che assieme all’imprenditore Renato Pavanetto ha messo a punto una tecnologia innovativa grazie alla quale è possibile trasformare gli scarti dell’industria agroalimentare (quali ad esempio, la vinaccia, gli scarti dell’agricoltura così come quelli della gestione del verde) in un materiale, chiamato Greenpeat, utilizzabile sia come materiale ecologico e pulito per il miglioramento delle prestazioni dei terreni, sia come precursore per la produzione di carboni attivi e filtri, oppure come combustibile solido pulito ad alto rendimento.
La tecnologia è di semplice applicazione ed è funzionale sia nel caso di impianti di dimensioni ridotte, da applicarsi per esempio a piccole e medie industrie alimentari, sia in presenza di grandi impianti rivolti ad importanti stabilimenti industriali o a società di trattamento dei rifiuti.
L’innovatività della tecnologia sviluppata da Basso e Pavanetto consiste nel riuscire a risolvere contemporaneamente due problemi: quello del trattamento efficace degli scarti agroindustriali, sia quello dello sfruttamento di risorse fossili (come la torba), contestualmente producendo un materiale ad alto valore aggiunto, completamente in accordo con i concetti di economia circolare ed economia verde. Inoltre, a differenza dei comuni processi di trattamento di questi scarti (compostaggio, digestione anaerobica, gassificazione, ecc.), questa tecnologia presenta rendimenti nettamente più alti, tempi di trattamento ridotti ed emissioni quasi del tutto trascurabili.
Il CEO di HBI Srl è Daniele Basso, ricercatore della Libera Università di Bolzano, e gli altri soci sono l’imprenditore Renato Pavanetto e la ditta Carretta Srl di Quinto di Treviso, leader da più di 25 anni nel campo delle automazioni industriali e della robotica.
Nell’ultimo anno, HBI Srl ha vinto numerosi premi nazionali ed internazionali, tra i quali il Premio Impresa Innovazione D2T (Trentino Sviluppo, Trento), il Premio Speciale “Green and Circular Economy” e il Premio Speciale “Bioeconomy” (Global Social Venture Competition, Milano), Premio Speciale Italeaf (Italeaf e Intesa San Paolo), Alimenta2Talents (PTP, Expo e Comune di Milano) e il Premio Unicredit StartLab (Unicredit, Milano).
A soli otto mesi dalla data di costituzione HBI Srl, la startup innovativa capitanata da Daniele Basso e Renato Pavanetto, sbarca a Pechino. Partenza prevista per domenica 21 Maggio da Venezia. HBI si è classificata alle semifinali del concorso “China Italy Innovation Entrepreneurship Competition 2017” che si terranno giovedì 26 Maggio a Tianjin, vicino a Pechino. Il concorso è promosso dall’International Technology Transfer Network ITTN, società del Ministero della scienza ed innovazione dello stato Cinese che ha lo scopo di promuovere il trasferimento tecnologico italo-cinese. Nel frattempo però i due soci di HBI si sono dati da fare, creando una fitta agenda di appuntamenti, che li vedranno impegnati tutta la settimana in incontri B2B con importanti investitori e società cinesi. “Per noi è un gran risultato avere la possibilità di incontrare una realtà ed una cultura così affascinante come quella cinese”, dice Daniele Basso, CEO di HBI. “Fare business in Cina è complesso, ma le prospettive che abbiamo sono ottime. Il fatto di essere stati invitati in Cina è stata per noi la dimostrazione che la nostra tecnologia attrae molto, perché va a migliorare l’ambiente generando valore per la società. E questo è gratificante, considerando l’enorme lavoro che con Renato e tutto il nostro team stiamo facendo da mesi”.
HBI è una startup innovativa che lavora nel campo della green e circular economy ed è stata fondata da Daniele Basso (CEO), Renato Pavanetto (CFO) e dai suoi fratelli Massimo, Giancarlo e Andrea della ditta Carretta Srl di Quinto di Treviso. Del team fanno attualmente parte anche l’ing. Alberto Serena e Sara Sbroggiò.
HBI ha messo a punto una tecnologia innovativa che, in sole 5 ore, trasforma gli scarti dell’industria agroalimentare (quali ad esempio, la vinaccia, gli scarti dell’agricoltura così come quelli della gestione del verde) in un bio-materiale, chiamato Greenpeat, utilizzabile sia come combustibile solido pulito ad alto rendimento, sia come condizionatore dei terreni (in sostituzione della torba fossile), sia come materiale filtrante o carbone attivo rinnovabile. “Quello che la natura fa in migliaia di anni, noi riusciamo a farlo in poche ore”, continua Basso.
Un progetto unico nel suo genere, applicabile sia ad impianti di ridotte dimensioni come, ad esempio, piccole e medie industrie alimentari, sia ad importanti stabilimenti industriali o a società di trattamento dei rifiuti.
L’innovatività della tecnologia sviluppata dalla HBI srl di Basso e Pavanetto consiste nel riuscire a risolvere in modo efficace due problemi: quello del trattamento efficace degli scarti agroindustriali e quello dello sfruttamento di risorse fossili, contestualmente producendo un materiale ad alto valore aggiunto, completamente in accordo con i concetti di economia circolare ed economia verde. Inoltre, a differenza dei comuni processi di trattamento di questi scarti (compostaggio, digestione anaerobica, gassificazione, ecc.), questa tecnologia presenta rendimenti nettamente più alti, tempi di trattamento estremamente ridotti ed emissioni quasi del tutto trascurabili.
Nell’ultimo anno, HBI ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali, tra i quali il Premio Impresa Innovazione D2T (Trentino Sviluppo, Trento), il Premio Speciale “Green and Circular Economy” e il Premio Speciale “Bioeconomy” (Global Social Venture Competition, Milano), Premio Speciale Italeaf (Italeaf e Intesa San Paolo), Alimenta2Talents (PTP, Expo e Comune di Milano), il Premio Unicredit StartLab (Unicredit, Milano) e il Premio Speciale Gaetano Marzotto (Roma).
Una startup trevigiana conquista gli investitori cinesi. La Hbi di Quinto, con la sua tecnologia in grado di produrre energia pulita dai rifiuti organici in poche ore, è stata scelta tra le cinque migliori imprese mondiali del concorso organizzato dall’Euroasian Economic Forum, il convegno internazionale organizzato pochi giorni fa a Xi’an, Cina, dal Ministero della scienza e innovazione cinese assieme al Miur italiano. La sorpresa per i soci trevigiani della Hbi, tuttavia, è arrivata dopo le premiazioni, quando dalla platea si sono alzati gli imprenditori cinesi interessati a investire nella distribuzione della tecnologia. Per l’impresa trevigiana è il secondo importante riconosci- mento in terra cinese. «Il premio di per sé è di qualche migliaio di euro e non fa la differenza, ma l’obiettivo in questi casi è avere il biglietto da visita degli investitori alla fine della presentazione», spiega Da- niele Basso, ingegnere fondatore della startup che ha sede a Quinto, «stavolta è successo. Si sono fatti avanti tre potenziali investitori e due potenziali altri partner, ci siamo seduti immediatamente a un tavolo e le trattative sono avviate».
Hbi ha inventato una tecnologia in grado di trasformare il rifiuto umido in un fango molto denso da cui si separano acqua e Greenpeat, una sorta di torba, generando un combustibile pulito, il tutto in tempi estremamente più rapidi rispetto alle procedure attualmente utilizzate a livello industriale. Se utilizzata su larga scala, sarebbe una rivoluzione nel mondo delle energie rinnovabili. E l’interesse del mercato cinese servirà per realizzare il primo impianto su scala industriale su cui applicare la nuova tecnologia.
Non c’è il rischio, ora, che anche questa tecnologia Made in ne Italy ci venga “soffiata” dai cinesi? Sicuramente il mercato cinese è più veloce del nostro» risponde Basso, ma la decisione di cercare investitori nel Far East è una precisa logica aziendale. Non abbiamo abbandonato I’Italia e l’Europa: qui lavoreremo con il network consolidato re di Carretta Srl, che già lavora con queste tecnologie. Hbi dà in licenza a Carretta la tecnologia, e l’azienda la vende alle industrie agroalimentari, si preoccupa della costruzione dell’impianto, lo segue negli anni in cui è in garanzia». Per aprirsi al mercato del Far East ci sono due strade: o restare presenti fisicamente in loco, oppure delegare la distribuzione (e la conoscenza) del prodotto a un partner commerciale locale. II team di Hbi (già votata startup trevigiana dell’anno, ne fanno parte anche Renato Pavanetto di Carretta, Sara Sbroggiò, Alberto Serena, Massimo, Giancarlo e Andrea Pavanetto) ha scelto la seconda strategia.
Andrea De Polo
Nei giorni 21 e 22 Settembre si è tenuto a Xi’an, in Cina, l’Euroasian Economic Forum, conferenza internazionale organizzata dal Ministero della scienza ed innovazione cinese assieme al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano. Tra i temi trattati quello dell’innovazione e delle startup, nonché delle potenziali partnership tra imprese cinesi ed italiane. A rappresentare l’Italia, assieme ad altre 15 startup e aziende avviate, è stata chiamata HBI, vincitrice delle semifinali del concorso “China-Italy Innovation Entrepreneurship Competition 2017”.
Durante il forum internazionale, si è tenuta la finalissima del concorso durante la quale, è stata premiata tra le cinque migliori imprese. “Siamo estremamente contenti di questo risultato”, spiega Daniele Basso CEO di HBI, “perché abbiamo conteso il podio con aziende già avviate da tempo. Questa rappresenta per mio l’ennesima conferma che il nostro business plan è solido e che le prospettive di crescita sono ottime. Il nostro obiettivo ora in Cina è riuscire a stringere un accordo commerciale con un partner locale, per poterci aprire al mercato cinese ed asiatico”.
HBI, fondata dal ricercatore Daniele Basso, dall’imprenditore Renato Pavanetto assieme alla società Carretta Srl, ha ingegnerizzato un materiale, chiamato Greenpeat, che può essere utilizzato sia come combustibile solido ad alto rendimento per la produzione di energia pulita rinnovabile, sia come materiale in grado di aumentare la produttività e la fertilità dei terreni, diminuendo l’uso di fertilizzanti chimici e acqua.
Ma la vera innovazione di HBI sta nel processo di produzione di Greenpeat: questo materiale unico nel suo genere viene estratto in sole 5 ore dagli scarti organici biodegradabili, prodotti ad esempio dalle industrie agro-alimentari. Del team fanno attualmente parte anche Sara Sbroggiò, i fratelli Massimo, Giancarlo e Andrea Pavanetto e l’ing. Alberto Serena.
“Ora ci stiamo confrontando con alcuni investitori per riuscire a chiudere un primo round di finanziamento, con il quale andremo a realizzare il primo impianto a scala industriale”, sottolinea Renato Pavanetto. “Ad Ottobre saremo a Cipro per la finale internazionale del Climate KIC e ci contenderemo il podio con startup di altri 35 paesi”.
HBI insomma è non solo sinonimo di innovazione, ma anche di passione che mette insieme elementi importanti del nostro futuro quali : la salvaguardia dell’ambiente, i giovani ed il know-how tecnologico ed imprenditoriale delle aziende del territorio.
ALTO ADIGE «Abbiamo inventato una tecnologia che serve per trasformare gli scarti organici biodegradabili in un materiale che può essere usato sia come combustibile solido, pulito, rinnovabile e ad alto rendimento che come materiale ammendante per migliorare la crescita delle piante», spiega Daniele Basso, uno dei fondatori di HBI. Costituita nel 2016, la Start-up è nata da una tesi di dottorato dell’allora studente Daniele Basso e ha gli uffici nel NOI Techpark di Bolzano.
«La particolarità di questa tecnologia è che lavora con biomasse ad alto tenore di umidità e quindi è possibile trattare materiali che altrimenti sarebbe difficile trattare, ad esempio gli scarti dell’industria agroalimentare – illustra Basso – questi scarti normalmente vengono compostati o essiccati e messi in discarica con un notevole dispendio di energia e un notevole costo».
Non mancano i premi e i riconoscimenti per l’innovativa impresa. «Vincendo i premi ti metti in gioco ogni volta. Nel 2016 abbiamo vinto il Marzotto, forse il più grande riconoscimento a livello italiano», racconta Basso riguardo i successi di HBI. «Un altro premio molto importante è il premio Innovation and Entrepreneurship in Cina. L’abbiamo vinto a maggio dell’anno scorso e adesso siamo in contatto con un ente ministeriale del ministero di sviluppo economico cinese».
Si discute da tempo se l’Italia sia o meno un Paese per startup. I limiti sono noti: pochi investimenti, difficoltà nella fase di scale up, quel salto che compiono le imprese innovative quando cominciano a crescere.
Gli startupper, però, non mancano. Le percentuali di imprenditori seriali e accademici in Italia, rispettivamente del 24% e del 6%, sono simili ai valori europei. Le donne fondatrici, circa l’11%, sono leggermente superiori alla media, dicono recenti statistiche dell’Ocse. Per esempio, c’è Veil Energy, startup da Bolzano, creata da Marianna Benedetti, che produce energia dai fumi di scarto delle centrali a biogas, trasformando rifiuti termici in energia termoelettrica buona. Il 15 novembre aprirà, con altre cinque imprenditrici, il GammaForum Internazionale dell’Imprenditoria femminile e giovanile. Il futuro comincia anche da qui. E dalle altre idee che vi presentiamo in questa pagina.
G.Cimp.
Mettete nel motore un po’ di scarti alimentari
Rendere i rifiuti una risorsa. Daniele Basso aveva questo obiettivo quando nel 2016 ha fondato Hbi, startup con sede in Noi Tecnopark di Bolzano che produce Greenpeat, un materiale ottenuto dalla trasformazione dei rifiuti biodegradabili. Questo può essere utilizzato sia come combustibile solido ad alto rendimento, che come materiale ammendante per migliorare la crescita delle piante in ambito agricolo. «La nostra tecnologia lavora con biomasse ad alto tenore di umidità che consentono di trattare gli scarti dell’industria alimentare che normalmente vengono compostati o essiccati e messi in discarica con un notevole dispendio di energia e costi importanti per l’azienda». La startup ha appena avviato una collaborazione con l’Università di Bolzano per sviluppare il progetto Hb Ponics, che mira a realizzare un sistema per estrarre il digestato, un residuo proveniente dagli impianti di produzione di biogas, utilizzabile come fertilizzante in agricoltura idroponica.
G. Cimp.
Le startup trentine si fanno conoscere: la Htc Bio Innovation è tra le imprese premiate nell’ambito del concorso Unicredit StartLab che ha premiato le ditte più innovative in Italia nel settore delle tecnologie pulite Clean Tech. Htc Bio Innovation progetta e vende impianti di conversione idrotermica di tutte le taglie che trasformano gli scarti alimentari in un materiale, non putrescibile, con un contenuto energetico paragonabile a quello della torba fossile o addirittura della lignite, che sia utilizzabile per la produzione di energia, consentendo quindi una gestione efficiente dei rifiuti.
E una delle imprese trentine nate all’interno di Progetto Manifattura, l’hub di trentino sviluppo per la green economy ed è stata premiata presso l’UniCredit Tower di Milano, dove si è tenuta l’ultima delle quattro selezionidel concorso. «Con la tecnologia che abbiamo sviluppato – spiega Daniele Basso, uno dei fondatori di Htc Bio Innovation (in foto, durante la premiazione) – riusciamo a trasformare uno scarto vegetale in torba fossile. In tre ore di laboratorio facciamo quello che la natura fa in migliaia di anni. Questo materiale può essere usato sia come combustiLa startup è nata durante un dottorato di ricerca, a dimostrazione di come sia cruciale il legame tra istituti di ricerca e incubatori d’impresa. Il terzo posto ottenuto da Htc Bio Innovation al concorso Unicredit StartLab va ad aggiungersi agli altri premi già vinti dall’impresa, ovvero il Premio D2T, la start cup trentina vinta nel 2015, ed il «Global Social Venture Competition» promosso dalla Haas School of Business di
Berkeley per favorire lo sviluppo di nuove imprese a forte rilevanza sociale o ambientale. «Siamo molto soddifsfatti» commenta Michele Tosi, direttore Area incubatori e nuove imprese di trentino sviluppo.
(d.m.) – Prestigioso riconoscimento per la costituenda startup HBI, vincitrice dell’ultima edizione del Premio D2T ed ospitata nell’incubatore “green” di Trentino Sviluppo, Progetto Manifattura. Giovedì 25 febbraio a Milano si è infatti aggiudicata due premi nella finale nazionale della “Global Social Venture Competition”, prestigioso concorso internazionale promosso dalla HAAS School of Business di Berkeley per favorire lo sviluppo di nuove imprese a forte rilevanza sociale o ambientale. HBI, nata nell’ambiente accademico, ha sviluppato una tecnologia innovativa che sfrutta una tecnologia di valorizzazione idrotermica (HTC) per la trasformazione dei residui vegetali, quali quelli delle industrie alimentari, in un materiale utilizzabile sia per scopi energetici che come ammendante nei terreni agricoli.
HBI è una costituenda startup universitaria promossa da Daniele Basso, attualmente dottorando presso l’Università degli Studi di Trento. Utilizza una tecnologia innovativa, chiamata appunto HTC, grazie alla quale è possibile trasformare i residui vegetali in un materiale, chiamato Greenpeat, utilizzabile sia per scopi energetici che come materiale ecologico e pulito per il miglioramento delle prestazioni dei terreni agricoli.
La tecnologia è di semplice applicazione ed è funzionale sia nel caso di impianti di dimensioni ridotte, per piccole e medie industrie alimentari, sia in presenza di grandi impianti rivolti ad importanti stabilimenti industriali o a società di trattamento dei rifiuti.
L’innovatività della tecnologia sviluppata da HBI consiste nel riuscire a risolvere contemporaneamente due problemi – quello del trattamento efficace dei rifiuti e quello dell’utilizzo di risorse fossili – creando una risorsa ad alto valore aggiunto. Inoltre, a differenza dei comuni processi di trattamento di questi scarti (pirolisi, gassificazione, ecc.), questa tecnologia può essere applicata agli scarti tal quali e non ha emissioni gassose.
Alla finale nazionale della Global Social Venture Competition, tenutasi a Milano giovedì 25 febbraio, HBI è arrivata dopo aver superato tre fasi di selezione che hanno ristretto la cerchia delle candidate alle sette migliori proposte a livello nazionale, a fronte delle oltre cento idee imprenditoriali segnalate inizialmente.
Due i premi speciali vinti: il primo per la migliore idea nell’area “Green e Circular Economy”, offerto dal gruppo Italeaf di Terni, che seleziona e sostiene progetti industriali nel settore del clean-tech e in quello industriale ad alto contenuto tecnologico; il secondo, per la migliore idea nell’area “Bioeconomy”, offerto dal Parco Tecnologico Padano di Lodi, che svolge attività di ricerca mirate all’innovazione e alla creazione di valore per le filiere produttive, nei settori dell’agroalimentare, della bioeconomia e delle scienze della vita.