Press

Da scarto a tesoro: acqua ed energia pulite rinascono dai fanghi

Dopo 5 anni di ricerche in la­boratorio, la trevigiana Hbi ha installato nel depuratore di Bolzano il suo primo mo­dulo che riduce del 90% i materiali da smaltire. E senza più cattivi odori

Di Andrea Rossi Tonon

Fonte: Corriere del Veneto

Da scarto a tesoro. A compiere la magica trasformazione è una gio­vane azienda trevigian-bolzanina, la Human Bio Innovation ( Hbi). Per cinque anni, dal 2016 ad oggi, i suoi fondatori Daniele Basso e Re­nato Pavanetto si sono chiusi in un laboratorio, lavorando a una nuova tecnologia che riuscisse a valoriz­zare i fanghi di depurazione. Alla fine ce l’hanno fatta. A giugno di quest’anno, hanno installato nel depuratore di Bolzano il loro primo modulo industriale, un sofisticato sistema che riduce del 90% il ma­teriale da smaltire.

«La tecnologia Hbi è una rivoluzio­ne nel trattamento dei fanghi di depurazione, per i quali, tra l’altro, l’Unione Europea ha aperto una se­rie di procedure di infrazione nei confronti del nostro Paese, l’ultima delle quali, la quarta, è del 2017 -spiegano Basso e Pavanetto -. Ogni cittadino produce quasi 20 chili di fanghi all’anno e recuperare il “te­soro” racchiuso in questi fanghi, trasformandoli in risorsa, è un vantaggio strategico a 360 gradi».

La tecnologia sviluppata e brevet­tata dall’azienda trevigiana è un esempio concreto di sistema circo­lare e sostenibile, che integra due processi innovativi per il tratta­mento di residui biodegradabili, al­trimenti destinati a discarica o in­cenerimento, consentendo di tra­sformare un comune depuratore delle acque in una «bioraffineria poligenerativa». Grazie a quest’ultima, il depuratore può estrarre acqua pulita, produrre energia rinnovabile, recuperare i cosiddetti chemicals presenti nei fanghi, vale a dire materiali ad alto valore aggiunto come ammoniaca, fosforo e altri macro e micro nu­trienti che, una volta raffinati, pos sono essere riutilizzati in agricol­tura.

Infine, insieme alla riduzione degli scarti finali, l’impianto riesce a sterilizzare i materiali residui eli­minando completamente la carica batterica, virale e dei residui di far­maci e ormoni. La possibilità di produrre energia rinnovabile dai fanghi stessi e la natura autotermica dei processi rendono l’intero sistema autosuffi­ciente dal punto di vista energetico. «Infatti, il contenuto energetico potenziale del fango, inutilizzabile a causa dell’elevato contenuto d’acqua nei fanghi stessi, che è su­periore al 70%, viene reso chimica­mente utilizzabile dal sistema e quindi impiegato, sotto forma di energia elettrica e termica, per sostenere l’impianto medesimo», chiariscono i due imprenditori tre­vigiani. Non solo. L’azienda ha accompa­gnato lo sviluppo di questa tecno­logia complessa a un altro brevetto, relativo a un dispositivo che abbat­te le emissioni gassose e odorigene dell’impianto. In poche parole, tutto intorno al depuratore non si sente alcun odo­re sgradevole, come spesso accade in queste situazioni. «Il nostro si­stema ha anche un’altra importan­te caratteristica distintiva – ri­prendono i due imprenditori -, che è quella di avere dimensioni com – patte e quindi può essere aggiunto agli impianti già esistenti, come la rete dei depuratori comunali, con estrema facilità, permettendo loro di diventare a tutti gli effetti im­pianti a rifiuto zero e quindi senza la necessità di realizzare nuove in­frastrutture aggiuntive». Un piccolo tesoro di cui, per primi, godranno gli abitanti del capoluogo altoatesino. «A Bolzano dobbiamo molto – spiegano Basso e Pavanet­to -: qui, grazie alle partnership con la Libera Università di Bolzano e NOI Techpark, il parco scientifico e tecnologico dell’Alto Adige, ab­biamo potuto portare avanti le no­stre attività di ricerca e sviluppo e di business development. Il reparto Tech Transfer Green di NOI Tech­park, in particolare, ci ha supporta­ti durante tutto il percorso di svi­luppo, dal monitoraggio delle op­portunità per co-finanziare le atti­vità di innovazione al sostegno nel – la strutturazione e preparazione delle proposte progettuali, fino all’identificazione del luogo più adatto e del partner migliore per installare il nostro impianto pilo­ta».